
Il femminile nel web, intervista a Cinzia di Martino
Intervista di Anna Fata
Chi è Cinzia Di Martino?
R: È una laureata in informatica che si è stancata di scrivere seguendo il sistema binario e ha voluto provare a tradurre e raccontare alle persone.
È (da sempre) un’appassionata della psicologia umana e della persuasione di massa che subiamo ogni giorno da anni.
È una testarda autodidatta (che non chiede per non disturbare), incapace per natura di essere monotematica, curiosa di capire i fili rossi che collegano le cose (solo apparentemente) più antitetiche: ecco perché mi sono ritrovata blogger su social media, marketing, branding, content marketing, siti web, grafica.
Probabilmente l’unica cosa di cui non scriverò sono numeri e statistiche: dopo gli studi meno ne vedo, meglio mi sento.
Come è nata la tua passione, che poi si è diventata una professione, per l’informatica?
R: La mia passione per l’informatica è nata ai tempi del vic20. Avevo 6 anni quando i miei me lo regalarono e rimasi subito affascinata dai videogiochi e dalle strane magie che accadevano dentro lo schermo: ricordo che nel libretto di istruzioni c’erano le righe di codice che permettevano di creare una pallina rimbalzante.
Penso di aver copiato e ricopiato quelle righe migliaia di volte, aggiungendo, togliendo o modificando qualche numero per vedere se cambiava qualcosa e cosa.
Ecco, quello è il momento in cui penso sia nata la curiosità di capire come fosse possibile che un oggetto inanimato riuscisse a creare una pallina rimbalzante (che cambiava direzione e colore) scrivendo delle parole incomprensibili e dei valori casuali.
Fu l’inizio della fine 🙂
In un mondo a netta prevalenza maschile, come quello dell’informatica, quale può essere il valore aggiunto che un approccio femminile può apportare?
R: Secondo i maschietti, probabilmente, l’approccio femminile può portare solo più confusione e invece… secondo me porta più forma, ma anche più sostanza.
Avendo due modi diversi di vedere le cose e vivere la vita, uomini e donne con la collaborazione possono solo portare alla creazione di prodotti/servizi migliori.
Le donne sono più attente ai dettagli, all’ordine delle cose e, dato un problema, lo affronteranno almeno da cinque punti di vista diversi dagli altri. E ogni punto di vista, ogni prospettiva è arricchimento. Come dice la Mannoia: siamo dolcemente complicate. E secondo me ha ragione.
Come evolveranno, secondo te, i siti, in un prossimo futuro?
R: Ma sai che ho scritto un articolo sull’argomento proprio qualche giorno fa? Mi è capitato di leggere alcune fonti americane che ipotizzavano l’ennesimo cambio repentino di impostazione web (chi come me lo ha visto nascere con le gif animate del “work in progress” e crescere con le intro in flash, con tanto di musica in sottofondo, si è ritrovato nell’era Responsive ed è bene che si prepari a catapultarsi nei siti non siti).
Mi spiego: abbiamo sempre meno tempo da un lato e sempre più informazioni a disposizione dall’altro; il classico sito web con barra laterale, articoli correlati e banner pubblicitari, rischia di farci perdere troppo tempo perché troppo dispersiva.
Ed ecco che in America ipotizzavano di costruire le pagine dei siti come landing page. E secondo me potrebbe essere un punto di arrivo plausibile nel prossimo futuro. Di fatto, chi scrive contenuti e li condivide sui social ha uno scopo. E allora perché non modificare la struttura in modo da creare delle mini landing page? Il lettore/visitatore/utente sarebbe contento per il contenuto esaustivo in grado di rispondere alle sue domande e anticipare i suoi bisogni, le pagine si ridurrebbero come numero ma potrebbero vantare dei contenuti approfonditi a puntino, la struttura dei siti diventerebbe più ordinata (vista la riduzione di pagine interne) e le condivisioni sarebbero in continua crescita (per la necessità di conferme sociali – maggiore è il numero di persone che condividono un contenuto, maggiore è la probabilità che questo aumenti).
Che consigli daresti ad una persona e/o un’azienda che desidera affacciarsi nel Web per la prima volta?
R: Beh i consigli, in base agli obiettivi, sono diversi, ma uno in comune l’ho trovato. Consiglierei di essere se stessi, sempre e comunque: perché l’essere veri paga sempre (ma parto dal presupposto che non siano entità solitarie e asociali!).
Poi suggerirei di cercare su Google il proprio Brand (aziendale o personale) per capire cosa è stato detto durante la loro assenza dal mondo virtuale e poi suggerirei di fare il proprio ingresso a testa alta e con orgoglio con un sito da effetto wow, sia per la forma che per i contenuti (che non devono essere farina del sacco di altri, ma personale visione delle cose): la gente sul web vuole informarsi, capire, incazzarsi per un problema e l’eventuale rosa delle soluzioni da poter provare.
Arriverà, secondo te, il famoso Web 3.0 e, nel caso, che caratteristiche avrà?
R: L’internet delle cose. In realtà altrove è già applicazione quotidiana. I tempi italiani si sa sono un pochino più lunghi ma… in una decina d’anni potremmo farcela 😉
L’IoT ha molte applicazioni interessanti, capaci di toglierci dai guai o anticipare le necessità, ma, siccome ogni medaglia ha due facce, secondo me ci sentiremo eccessivamente controllati, mai soli, sentiremo il bisogno di una maggiore libertà e torneremo alla terra come i nostri predecessori.