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Sara Borghi
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Sara Borghi: cos’è la SEO, a cosa serve, come ottimizzarla

Trucchi e consigli SEO in una intervista a Sara Borghi
di Anna Fata

SEO: se ne dice di tutto è di più. Esiste ancora, è morta, è destinata a morire? Non ce ne dovremo più occupare, oppure, semplicemente sta cambiando radicalmente il modo di fare SEO?

A questo e molto altro risponde il nuovissimo libro di Sara Borghi, “Vademecum SEO – Guida 100% pratica dai primi passi al posizionamento”.

 

sara borghi vademecum seo
Ancora una volta una donna ci insegna come si possa essere competenti sul piano tecnico, in modo magistrale, e al tempo stesso unire tutte quelle doti umane, relazionali, sociali per ottimizzare quella che è una vera e propria arte.

Il libro di Sara scorre fluidamente, da una pagina all’altra, con tanti consigli, suggerimenti, un vero e proprio tutorial corredato di esercizi pratici che ci conduce ad ottimizzare i nostri siti.

Per approfondire i già ampi e dettagliati contenuti abbiamo deciso di rivolgere a Sara Borghi alcune domande in una intervista esclusiva.

Chi non è molto esperto o aggiornato in materia di SEO potrebbe pensare, forse erroneamente, che si tratti di qualcosa di esclusivamente tecnico, invece dal tuo libro si capisce che essa è evoluta verso una maggiore “umanizzazione” e relazionalità. Cosa consiglieresti a chi si accinge ad avvicinarsi per la prima volta a questo mondo?

R: Sicuramente la SEO combina degli aspetti tecnici a degli aspetti maggiormente umanistici, legati alla creazione dei contenuti. Credo che la vera forza di un buon consulente SEO sia la combinazione di una preparazione “scientifica” – volta a comprendere il funzionamento dei motori di ricerca e a come realizzare un sito web performante – con una buona dose di creatività e capacità di creare contenuti che rispondano a bisogni reali delle persone e che quindi ne incentivino le condivisioni ed i link. Quindi il mio consiglio è di frequentare un corso di SEO tecnica e al contempo leggere qualche libro più strategico di digital marketing e sulla creazione di contenuti per il web. L’altro consiglio che posso fare è quello di creare una propria presenza online e di cominciare a fare dei test autonomamente: basta anche un blog su un argomento del quale si è appassionati. Nella SEO, al di là di alcune “best practices” consolidate, la migliore maestra è la pratica.

Hai scritto molto in merito alla coltivazione dei contatti e alla condivisione nei social. Una strategia valida per ogni essere umano, forse, può essere difficile da definire. A tuo avviso, come pensi sia possibile coltivare le relazioni in un’ottica SEO senza scadere nell’invadenza o nell’aperto opportunismo?

R: Ottima domanda. Credo che il punto di partenza sia quello di produrre valore per la comunità. La facilità della creazione e della pubblicazione in rete consente di lanciare siti web e contenuti che spesso sono ben lontani da questo obiettivo. Come nella vita reale, bisogna darsi da fare e dimostrare alla propria audience che quello che offriamo è frutto di lavoro, approfondimento e professionalità. L’obiettivo ultimo della SEO è quello di dimostrare a chi naviga (e – più ampiamente – alle persone che possono essere interessate ai nostri prodotti, servizi e contenuti) che il nostro interesse è quello di risolvere un problema vero e di farlo nel migliore dei modi. Sul web questo si concretizza in contenuti rilevanti ed approfonditi, una buona performance tecnica del sito, e una eccellente user-experience. Insomma, la creazione di valore, restituisce valore. E in ottica SEO, questo valore si misura in backlink, traffico qualificato e in un alto tasso di conversione.

Se, come, e quando, secondo te, è possibile conciliare visibilità organica e a pagamento?

R: Credo che una attività non escluda l’altra, anzi, spesso sono complementari. Le logiche e gli obiettivi che vi stanno dietro sono tuttavia diversi: una strategia a pagamento, come ad esempio la pianificazione di campagne su Google AdWords, ha spesso ha come obiettivo quello di attrarre traffico qualificato in tempi rapidi per ottenere conversioni nel breve periodo. Ma nel lungo periodo, specialmente per aziende piccole, può comportare costi elevati e quindi rivelarsi poco sostenibile. Svolgere un test di qualche settimana su Google AdWords può essere molto utile per capire quali keyword convertono maggiormente e che tipo di annunci sono maggiormente efficaci nell’attrarre il clic da Google, per poi implementarli nel copy delle pagine e dei meta dati all’interno di una strategia SEO. Inoltre, Google AdWords ha recentemente ridotto a 4 gli slot disponibili per gli annunci a pagamento, con conseguente aumento della competizione dei CPC (cost per clic). Il mio consiglio dunque è quello di investire sulla SEO nel lungo periodo, e di utilizzare le campagne a pagamento durante i periodi di massima stagionalità e/o per specifiche aree di business particolarmente profittevoli e/o ad alto margine (in particolare per siti e-commerce), ponendo particolare attenzione alla performance del sito e alla qualità delle landing page del sito, al fine di ottenere il massimo risultato al minimo costo.

Se una persona desiderasse intraprendere un percorso formativo in materia di SEO, quale consiglieresti?

R: Credo che l’affiancamento di un mentore sia un’ottima cosa nella SEO. 🙂  Vi sono numerosi professionisti in Italia che tendono ad avere un approccio piuttosto tecnico ed approfondito a questa branca del web marketing e che organizzano corsi di formazione nel corso di tutto l’anno.

Consiglio assolutamente di imparare l’inglese per potere leggere i principali blog di settore, quali Search Engine Land, SEOMoz e Search Engine Watch. Inoltre, la conoscenza dell’inglese apre le porte al mondo dell’e-learning, che consente di approfondire il digital marketing nelle sue varie (e complesse) componenti ed evoluzioni, nonché di acquisire certificazioni online, quali Google Analytics, Google AdWords e molte altre, che sul curriculum ricoprono un certo peso.

Infine consiglio, ancora una volta, di mettersi alla prova, creando un proprio sito ed iniziando a sperimentare tutto quello che si apprende, in particolare l’ottimizzazione on-site, la link building, e il copywriting persuasivo. Questo non solo farà aumentare le proprie competenze e dimestichezza, ma può rappresentare un ottimo biglietto da visita nel momento in cui si vuole diventare professionisti del settore.

E per concludere, una domanda personale. Cosa ha portato Sara Borghi a lavorare nel mondo della SEO? Cosa ti affascina maggiormente di esso?

R: Ho iniziato ad interessarmi di SEO (ed, in generale, di digital marketing) mentre stavo lavorando alla tesi di laurea specialistica. Quello che mi ha subito catturata di questa attività è la sua globalità: la possibilità di svolgerla da qualsiasi luogo al mondo, con regole equivalenti sostanzialmente ovunque. Mi affascina per la sua dinamicità e perché è una disciplina virtuosa, finalizzata a risolvere problemi reali nella vita di tutti i giorni delle persone. La SEO non è becera pubblicità, ma bensì un lungo lavoro per dimostrare che la nostra azienda o attività è la risposta migliore e più rilevante ai bisogni del mercato. Questo è per me il primo motivo. E, last but not least, mi da l’opportunità di entrare in contatto con tantissime persone e realtà interessanti. Insomma, la noia non è contemplata. 🙂

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