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alessio beltrami
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Creare contenuti è una perdita di tempo?

Come fare content marketing e aumentare il fatturato – Intervista a Alessio Beltrami
di Anna Fata

 

Oggi si discute tanto di creazione e condivisione di contenuti. La produzione dei contenuti e gli investimenti economici per essi è in crescita, ma questo in sé e per sé non solo non ne garantisce la qualità, ma neppure la programmazione né l’esecuzione di strategie corrette, efficaci ed efficienti di content marketing.

Cosa serve per fare del buon content marketing? A chi può essere utile? Quali risorse vi si devono dedicare? Come verificare l’efficacia di tali approcci? Quale è il futuro, se c’è, del blogging rispetto ai contenuti audio e video? Quali sono i canali di condivisione più redditizi?

Abbiamo parlato di questo e molto altro con Alessio Beltrami, Content Marketing Specialist, Consulente di Comunicazione, Fondatore di BlogAnziendali e Content Marketing Italia , Autore del libro “Sfrutta i contenuti, genera nuovi clienti e fai content marketing” .

 

libro alessio beltrami

 

D: Cosa fare per convincere e motivare chi opera in azienda, a tutti i livelli, a produrre contenuti come parte del proprio lavoro, senza delegare tale attività all’esterno?

R: Solitamente in azienda si incontrano due ostacoli: il management o la proprietà nel caso di PMI, che non comprende l’utilità di produrre contenuti internamente. Il secondo ostacolo invece è costituito proprio dalle figure all’interno dell’azienda che fanno fatica ad esporsi. Quello che spesso chi lavora all’interno dell’azienda non comprende è che ciò che è richiesto per produrre contenuti non è un’esperienza o un’abilità tecnica nella produzione di contenuti, ma la disponibilità a condividere la propria esperienza professionale: tradurre in contenuto ciò che è la quotidianità del proprio lavoro.
Quando si riesce a comprendere questo si acquisisce sicurezza e si diventa più attivi nella produzione.
Un’altra malcomprensione comune nasce dal timore di “rubare” tempo prezioso al proprio lavoro, quando i contenuti invece sono parte del lavoro. Questo non solo per un beneficio aziendale ma anche personale (possibilità di carriera, miglioramento delle competenze, Personal Branding ecc)

 

D: Si dibatte tanto in merito al fatto che i contenuti devono interessare, divertire, emozionare. Spesso chi usa questa strategia ricava grande engagement. Alcuni sostengono che, in fondo, le persone vogliono questo, specie nei Social Network, e non contenuti seri. Come ritieni sia possibile conciliare, ammesso che sia possibile, un approccio ludico, leggero, con uno professionale?

R: Non mi occupo dell’aspetto ludico quando creo una strategia per i miei clienti anche se comprendo possa far parte di una strategia di contenuti. Il punto è che una strategia basata esclusivamente su intrattenimento si ferma al primo dei tre stadi di penetrazione di un’attività di Content Marketing (attenzione => interesse => fiducia) diventando efficace solo con chi già ci conosce e si fida di noi. L’intrattenimento nel Content Marketing è al pari dell’advertising che lavora sul branding “Bevi Coca Cola”. Nessuno scopre in quel momento l’esistenza della Coca Cola, semplicemente quella pubblicità gli ricorda che esiste.

 

D: “Purché se ne parli”: oggi ancora in alcuni approcci nel marketing sussiste questa posizione e talvolta anche nel content marketing. Secondo te quali possono essere i limiti da rispettare per un content marketing etico?

R: Il “purché se ne parli” non corre solo il rischio di guidarci fuori da un tracciato etico, ma di rendere inefficaci le azioni di marketing. L’obiettivo non è creare attenzione attorno al nostro messaggio, ma assicurarci che il messaggio risponda ad esigenze percepite dall’utente e raggiungerlo quando il suo bisogno è sensibile e la sua attenzione è massima. Insomma, due approcci molto lontani nella forma e anche nei risultati, infatti dopo il fuoco di paglia di azioni mirate a creare clamore resta poco in termini di conversione.

 

D: Spesso capita di sentire professionisti che si rifiutano di pubblicare contenuti, oppure lo fanno in modo sporadico e/o superficiale, perché temono che qualcuno “rubi loro le idee”. Cosa ne pensi di questo atteggiamento?

R: È il prodotto di una grave miopia su quello che è il ruolo dei contenuti. I concorrenti DEVONO rubare ciò che pubblichiamo altrimenti abbiamo sbagliato qualcosa. Inoltre pensare che gli altri possano trarre beneficio dalla nostra conoscenza, fotografa una convinzione pericolosa: possedere informazioni che gli altri non hanno. Oggi non è così, le informazioni sono disponibili per chiunque, ostinarsi a pensare di essere gli unici a conoscere la formula x sposta l’attenzione sul prodotto rubando risorse alla comunicazione.

 

D: La formazione alla fruizione dei webinar da parte degli utenti in Italia è ancora agli albori rispetto ad altre nazioni straniere. Quali consigli daresti a chi vorrebbe proporre dei webinar affinché prepari il proprio pubblico a percepire l’utilità, il valore e quindi ad iscriversi ad essi?

R: Se vogliamo che gli altri facciano qualcosa per noi, dobbiamo mettere sul piatto una ricompensa generosa. Un webinar di un’ora dove cerco di venderti qualcosa non è esattamente ciò di cui parlo, un webinar dove entro in contatto con i partecipanti, rispondo alle domande e faccio un grande sforzo di sintesi per esporre nel modo più chiaro concetti utili è invece una buona cosa. Al momento aiuto chi non ha mai partecipato ai miei webinar facendogli vedere la registrazione di uno dei webinar passati, è il modo migliore per far comprendere cosa troverà al prossimo webinar.

 

D: Per concludere: ci racconti un case history esclusivo che hai seguito e che ritieni particolarmente rappresentativo di un ottimo content marketing?

R: Lavoro ogni giorno per aiutare aziende e professionisti a utilizzare la leva dei contenuti come principale strumento di marketing. Questo funziona particolarmente bene in tutti i settori “grigi”, mi riferisco a business che operano lontano da qualsiasi elemento di narrazione. Il B2B in particolare è il ramo che offre più possibilità. Tra questi LogisticaZERO.com è un progetto molto interessante, il mondo è quello delle cooperative di facchinaggio per magazzini di logistica. Partire da un argomento apparentemente così anonimo e creare un blog attivo con contenuti esclusivi e video – convertendo l’interesse dei clienti – è stata sicuramente una grande soddisfazione.

 

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