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Chi ci insulta pubblicamente lede il nostro Personal Branding?

Come i Social Network forgiano la nostra immagine professionale
di Anna Fata

 

Questo articolo nasce da una situazione realmente accaduta e che mi portato ad avviare una discussione costruttiva con diverse persone su Linkedin, alcune chiamate in causa espressamente da me, altre che si sono gentilmente inserite offrendo il loro contributo.

Non è la prima volta che affronto questo tipo di tematica, sebbene con un taglio e un’angolatura differente.
(ad esempio: Il Web, esserci o non esserci?, Vale la pena essere sempre se stessi? Come coltivare il proprio Personal Branding senza eccessi, Come prevenire e gestire una crisi online?).
Ho deciso, però, di ritornarvi sopra per approfondire la questione pensando alle diverse persone che a volte sento che rinunciano in partenza ad esporsi nei Social Network perché sostengono che sia una perdita di tempo, oppure che in giro ci sono solo persone perditempo, maleducate, ecc., oppure a quelle persone che temono di prendere posizione perché chissà cosa penseranno gli altri, se e come reagiranno, ecc.

Con questo articolo, che scrivo con la mente e col cuore, vorrei illustrare concretamente a queste persone, ma anche a tutti coloro che nel Web ci sono e si espongono quotidianamente, che vale la pena esserci, sempre e comunque, e che intorno si possono trovare persone positive, propositive, costruttive e che sta a noi attirarle col nostro modo di porci e interagire.
Certo, a volte può capitare d’imbattersi anche in persone sgarbate, maleducate, distruttive, che covano rabbia e frustrazione in se stesse, a prescindere dalle reali situazioni in cui si trovano, dalle persone che hanno attorno, a cui è sufficiente un qualsiasi espediente per prendersela con qualcuno.

Queste persone esistono nel Web e fuori da esso, bisogna tenerne conto, ma credo che la maggior parte delle persone non sia di questo tipo ed è per questo, a mio avviso, che vale la pena avviare delle buone relazioni con persone che altrimenti, magari, in altri modi non avremmo potuto conoscere e da cui avremmo potuto imparare.

Parto dagli antecedenti: due episodi, per fare capire come le situazioni “delicate” possono accadere in qualsiasi Social Network.
Premessa: si tratta di episodi isolati, il primo risale a 1-2 anni fa, e resta uno pressoché isolato. Il secondo è accaduto un giorno fa. Il primo si è svolto in Facebook, ove ho attivato la funzione “segui” sul profilo e non sempre vado a verificare chi mi segue, mentre chi mi chiede la “amicizia” sempre. Una persona che mi seguiva di punto n bianco ha cominciato scrivere espressioni sessuali pesanti, insulti, ecc, su ogni mia foto e spot. Ero collegata in quel momento, l’ho bloccato subito. La sua stessa bacheca era costellata da frasi di questo tipo, del tutto sconclusionate, sconnesse, insulse, ma lo sfondo espressivo era il medesimo.

Secondo episodio, su Linkedin. Una persona, una donna, nella fattispecie, comincia ad insultare a casaccio. Blocco tutto. Ci resto male, però, lo ammetto.
Mi sono sempre messa in discussione, un po’ per inclinazione personale, un po’ professionale. Per la parte di lavoro che svolgo pubblico aggiornamenti di stato e post attinenti al tema, quindi in quanto tali a volte possono smuovere qualcosa dentro le persone che magari sono poco consapevoli dei loro conflitti interni e come tali pronti a reagire. Ripeto: in genere i confronti, quando ci sono, sono sempre molto costruttivi e delicati, considerato il tema. La dialettica, le diversità di opinioni si verificano, ma sempre in modo garbato. Poi, può accadere una volta l’anno un fatto del genere. Quel che mi ha molto stupita è che sia accaduto proprio in un contesto formale e professionale come Linkedin. Ci si potrebbe aspettare che si verifichi in un ambiente più lascivo, e invece no.

Da lì tanti dubbi, pur essendo un caso pressoché isolato.
Vale la pena esporsi? Accade solo a me? Non pubblico più contenuti di psicologia e coaching, abdicando ad una parte della mia professionalità, per dedicarmi esclusivamente all’altra parte, più “neutra” di Personal Branding e Content Editing?

Dentro di me le risposte già c’erano, ma anche io sono un essere umano, quindi ho chiesto un confronto con i presenti su Linkedin.
Gli intervenuti hanno apportato contributi veramente interessanti, costruttivi, ciascuno ponendo l’accento su aspetti differenti della situazione.
La voce di fondo che accomunava tutti era: lascia perdere queste persone, vai avanti.

Nulla di più condivisibile per me.

Ed è proprio questo il messaggio da cui sono partita e che mi ha animata in questo scritto.

Aggiungo solo una questione, che è poi l’oggetto del titolo: Chi ci insulta pubblicamente lede il nostro Personal Branding?

Considerato che circa il 9% delle persone pubblica contenuti, circa il 40% manifesta la propria presenza in qualche modo, like, commenti, condivisioni, ecc., mentre la maggior parte non partecipa in alcun modo, ma osserva (e personalmente ne ho avute tante conferme in privato o vis a vis), comunque sia chi legge si forma un’opinione.

Come sarà questa opinione?
Se siamo sicuri in coscienza di avere svolto un buon lavoro, se le altre persone che interagiscono con noi stanno esprimendo concetti affini oppure differenti, ma con garbo e rispetto, se si inserisce una voce oltraggiosa, credo che la scena parli da sé per chi sa osservare.
In questo modo attireremo persone simili a noi in termini di modalità umane, e allontaneremo o ci allontaneremo da persone che non condividono la nostra filosofia di vita (prima ancora che professionale).
Del resto: voi vorreste fare affari con una persona vi insulta o vi diffama se non è d’accordo con voi o perché, semplicemente, quel giorno aveva le sue frustrazioni e non sapeva come scaricarle?

Concludendo: non credo che il nostro Personal Branding possa essere più di tanto macchiato (o affatto) da queste scene, anzi, a volte proprio queste scene fanno nascere nuovi rapporti o consolidarne altri alla luce del rispetto, della solidarietà, della cooperazione. Almeno, questa è stata la mia esperienza.

 

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